Maskerata

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Mascherata, s.f. [der. di mascherare] fig. Messinscena esagerata e assurda, ridicola, buffonesca – (esempio: “l’evento si è risolto in una mascherata”)

Quando per lottare alla pari a livello di ascolti con Maria De Filippi hai bisogno di inserire tra i concorrenti del tuo show danzerino un novantunenne che non danza (Albertazzi), una disabile con un enorme coraggio ma senza gambe (Giusy Versace) e un eccentrico tizio in costume (Joe Maska), significa che Madama Maria ha già vinto, poiché ti ha portato al suo livello.

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Teste de Fidelidade, il programma più stupefacente dell’universo trash

Questa è la storia di un pacifico blogger che, mentre cercava su internet qualcosa di completamente diverso, si è imbattuto nel programma tv più stupefacente dell’universo conosciuto. E ora vuole condividere la fenomenale scoperta con voi.

Ma non affrettiamo i tempi. Partiamo dall’inizio.

Contestualizziamo la scena: è sera, appena dopo cena. Una settimana fa circa. Mi siedo al pc, controllo i messaggi su Facebook, leggo un paio di e-mail. Sono sereno, non ho idea di cosa stia per capitare. Passo su Youtube. Mentre rintraccio le sigle di alcuni telefilm anni ‘80 – sto preparando un post sull’argomento – tra i “video consigliati” mi appare questo:

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Ballando con le stelle di Tu si que vales (un sabato sera pittoresco)

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Il tizio che vedete sbucare da ‘sta misteriosa libreria-porta segreta non è un serial killer, anche se ne ha tutta l’apparenza, bensì un concorrente di Ballando con le Stelle 2014. Si fa chiamare Joe Maska, di mestiere fa l’esperto di arti marziali – ma pure di frasi fatte & filosofia spiccia, visto come si presenta: “Tutti indossano una maschera sull’anima. Io ho deciso di metterla sul volto per liberare la mia. Spero di riuscire a piantare un seme nella testa delle persone. Se credi in te stesso, puoi superare qualunque ostacolo.”

Strano, “la mamma è sempre la mamma” no? O magari “non c’è più la mezza stagione”. Vabbè, in pratica Maska è la versione Conan il Barbaro di Adam Kadmon… mancano soltanto gli alieni, il chupacabras e Andrea Pinketts che fa le facce di Pinketts. Ottima scelta.

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Un tranquillo weekend di paura (1972)

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Di Deliverance (nome originale del film) si è parlato e scritto molto nel corso degli anni. Fece parecchio scalpore l’anno in cui uscì nelle sale, sia per i temi affrontati sia per il modo in cui la storia è narrata. Si tratta di un’opera che ha indubbiamente lasciato il segno nella storia della cinematografia, quindi è naturale che abbia avuto un notevole risalto.
Breve digressione: Ciò che stupisce, semmai, è la recalcitrante nonché sciagurata politica delle tv contemporanee, che raramente inseriscono pellicole come queste nel palinsesto, impedendo così alle nuove generazioni di visionare tutta una serie di film che invece dovrebbero essere conosciuti. Non ricordo, infatti, l’ultima volta in cui “Un tranquillo weekend di paura” è passato su uno dei canali generalisti italiani. Non so neanche se ci sia mai passato, se è per questo. Per poterlo guardare, ho dovuto provvedere da solo. E non è la prima volta, visto che anche con film tipo “Ed Wood” di Tim Burton ho dovuto arrangiarmi io. Fosse stato per Rai o Mediaset, mi beccavo la solita fiction melensa o l’ennesimo show della De Filippi.

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Le fiction italiane, i frati rinsecchiti e il livello “Don Tonino”

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“Non esiste progresso nella storia della conoscenza, ma solo una mera, sublime e completa ricapitolazione.” (Jorge de Burgos, Il Nome della Rosa)

Dai che lo conoscete, Jorge è l’arcigno frate rinsecchito e non vedente che cerca di far fuori Sean Connery nel labirinto segreto del monastero. La sua frase potrebbe essere la parola d’ordine di certe fiction italiane: no al progresso, solo ricapitolazione. Volete un esempio?

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