Ballando con le stelle di Tu si que vales (un sabato sera pittoresco)

joe-maska-ballando-stelle

Il tizio che vedete sbucare da ‘sta misteriosa libreria-porta segreta non è un serial killer, anche se ne ha tutta l’apparenza, bensì un concorrente di Ballando con le Stelle 2014. Si fa chiamare Joe Maska, di mestiere fa l’esperto di arti marziali – ma pure di frasi fatte & filosofia spiccia, visto come si presenta: “Tutti indossano una maschera sull’anima. Io ho deciso di metterla sul volto per liberare la mia. Spero di riuscire a piantare un seme nella testa delle persone. Se credi in te stesso, puoi superare qualunque ostacolo.”

Strano, “la mamma è sempre la mamma” no? O magari “non c’è più la mezza stagione”. Vabbè, in pratica Maska è la versione Conan il Barbaro di Adam Kadmon… mancano soltanto gli alieni, il chupacabras e Andrea Pinketts che fa le facce di Pinketts. Ottima scelta.

Continua a leggere

Il Tragicomico Apostolo: tra preti playboy, lupi di fumo e supercazzole clericali

tredicesimo-apostolo-2-canale-5

Ci sono alcune cose ne Il Tredicesimo Apostolo 2, diabbolica fiction targata Canale 5, che non mi sono chiare.

Ad esempio il motivo per cui sia considerato un telefilm di successo, o anche solo meritevole d’esser guardato.

Viene descritto come un clerical-horror, ma di pauroso c’è solo il livello di recitazione: il protagonista, per dire, dovrebbe essere un gesuita /studioso del paranormale che combatte le forze del dimonio, ma l’attore che lo interpreta ha lo stesso carisma di un impiegato delle poste e la stessa credibilità di Bruno Sacchi.

A proposito del protagonista: è un prete che fa parte di un team segreto di preti con al comando un prete (suo zio… classica raccomandazione all’italiana). Uno s’aspetta al massimo un Don Matteo versione dark, con Terence Hill che fa i gestacci e ascolta i Metallica, non so. Invece il Tredicesimo Apostolo è un telefilm davvero ribelle, dalle emozioni forti, quindi i preti qui… trombano come ricci. Il protagonista prima c’ha una relazione sesciuale con Claudia Pandolfi, poi scopre che suo zio in realtà è suo padre.

(Luke, sono tuo padre) (NOOOOOO) (Parte la musichetta di Star Wars)

Ma vabbè, fosse solo questo il problema. No. Il problema è la consueta aura di provincialità che circonda il tutto. Dialoghi surreali, ambientazioni che dovrebbero esser sinistre e invece appaiono dozzinali, eventi poco credibili perfino in una fiction-parodia di Voyager o Mistero.

Esempio: gli Infernali Lupi di Fumo (!) che assaltano un gruppo di persone tra cui l’amico (prete) del protagonista (prete) di notte davanti a ‘na chiesa (prete) (ah no). Con ‘sto poveraccio che agita come un forsennato ‘na croce urlacchiando in latinorum maccheronico i suoi “vade retro!” e le sue supercazzole clericali – con effetto ZERO – e altri lì accanto che tentano di ammazzare le intangibili belve a fucilate (!?) – con effetto SOTTOZERO.

Last but not the least, la convinzione (da parte di regista, autori e produttori) che il pubblico sia composto da gibboni e cercopitechi, e che quindi abbia bisogno ogni tre secondi di una dettagliata spiegazione di ciò che accade sullo schermo. Si assiste dunque alla scena in cui Tizio compie una azione e illustra quel che sta facendo mentre lo fa (altrimenti il popolo-bue rischia di non capire) o quella dove, imbattendosi in una bambina con gli occhi bianchi e la voce di Sandro Ciotti, subito Caio commenta che quella bambina è posseduta (sennò il pubblico si confonde e magari pensa abbia la bronchite, poverina).