Le fiction italiane, i frati rinsecchiti e il livello “Don Tonino”

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“Non esiste progresso nella storia della conoscenza, ma solo una mera, sublime e completa ricapitolazione.” (Jorge de Burgos, Il Nome della Rosa)

Dai che lo conoscete, Jorge è l’arcigno frate rinsecchito e non vedente che cerca di far fuori Sean Connery nel labirinto segreto del monastero. La sua frase potrebbe essere la parola d’ordine di certe fiction italiane: no al progresso, solo ricapitolazione. Volete un esempio?

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Un tuffo nel passato: i grandi e piccoli tormentoni estivi (anni ’80)

Giuni Russo – Un’estate al mare (1982)

Uno dei primissimi esempi di proto-tormentone estivo (il primo tentativo in assoluto, almeno a queste latitudini, credo sia Enola Gay by O.M.D.). C’è lo zampino di Battiato, e si sente. Miss Russo possiede un ‘estensione vocale che tre quarti dei cantanti di oggi può solo sognarsi.

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Indiana Jones e il mistero dell’ospizio maledetto

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Come ho già scritto una volta, l’elemento che più manca al quarto episodio di Indiana Jones (girato nel 2008) sono gli anni ’80. Ogni idea è infatti intrinsecamente figlia del proprio tempo: funziona in quel dato momento perché il sentimento generale si rispecchia in essa.

Riproporla altrove, in periodi diversi ed in contesti differenti per questioni di mero interesse, secondo me dimostra come ad Hollywood e dintorni (il cosiddetto mainstream) si sia drammaticamente incantato il disco su quelle tre-quattro note in croce.

La notizia in breve: spinto dal fatto che Robin Williams vestirà di nuovo i panni di Mrs.Doubtfire, qualche geniaccio s’è messo in testa di proporre un quinto film di Indiana Jones, tra l’altro ancora con protagonista Harrison Ford.

Brrr. Per me ha lo stesso senso che riproporre oggi programmi tv come Studio Uno, Drive In o Fantastico.

Andare a recuperare personaggi di venti o trent’anni fa comporta non soltanto un elevatissimo rischio minestra riscaldata (e in ogni caso il sapore non sarà mai il medesimo, in quanto noi siamo cambiati ed il mondo lo è altrettanto), ma equivale ad un continuo replay di cose già viste e già vissute: dovremmo guardare in avanti, non alle nostre spalle. Creare il futuro, non replicare il passato. Evolverci, non avvolgerci attorno a qualcosa che non c’è più.

(in tutto ciò faccio a meno di citare il senso del ridicolo pirandelliano, altrimenti non ne usciremmo più)

E’ anche una questione di rispetto: da un lato mi immalinconisce vedere gli eroi della mia giovinezza scimmiottare quel che facevano decenni prima, dall’altro mi è difficile immaginare cosa mai potrebbe fare un Indiana Jones (o una Mrs.Doubtfire, o chiunque altro) ultrasettantenne sul grande schermo. Va bene che l’età media sta innalzandosi e i pensionati sono ormai forza maggioritaria nel mondo occidentale, ma io un “Nonno Jones contro i Ragazzini Maledetti Che Vanno in Bici e Rovinano il Prato dei Giardinetti Davanti Casa” non vado a vederlo, eh.

Ottantanostalgia: la rubrica che t’aiuta a ricordare la musica anni ’80 (e non solo)

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Prima puntata di una sfiziosa rubrica – a cadenza assolutamente casuale – che ha lo scopo di riportare alla memoria le sonorità, le band e le personalità più significative dei pittoreschi anni ottanta.

(un sogno per alcuni ed un incubo per altri, me ne rendo conto)

(però io la rubrica la faccio lo stesso)

Gli anni ottanta sono stati un periodo irripetibile, di grande fermento, in particolare dal punto di vista musicale:  centinaia di artisti, spesso dai nomi bizzarri e dalle capigliature improponibili, hanno apposto la loro firma su un decennio vissuto a colori vivaci. Ce li ricordiamo ancora perché, sotto le giacche trendy con le spalline e le chiome superglam, la musica che suonavano aveva un’anima.

Whitesnake – Is this love (1987)

Dite la verità, non v’aspettavate iniziassi da loro. Magari pensavate agli Europe con The final countdown o Bonnie Tyler con Total eclipse of the heart, due brani-cardine degli eighties. E invece no. Secondo me gli Whitesnake con questo video riassumono l’essenza stessa di quegli anni: “Is this love” è la colonna sonora di un’intera epoca, forse l’ultima davvero romantica (anche in senso filosofico), in cui la vita era meno legata al virtuale, più artigianale… e sicuramente più a misura d’uomo. Basti vedere come venivano realizzati i video: qua il cantante se ne sta per metà tempo contro il muro d’un corridoio, ma riesce a mettersi lo stesso in posa plastica supercool (in quanto convinto di trasudare figosità – la ragione per cui ne è convinto ve la spiego nella prossima riga). Ulteriore motivo per citare gli Whitesnake per primi: le gambe di Tawny Kitaen, fidanzata del cantante (ecco la ragione) e nella mia personale Top 10 delle “Cose più clamorosamente sexy dei video anni ‘80”.

Billy Idol – Eyes without a face (1984)

Diobono, Billy Idol. Un fottutissimo genio. Avrebbe dovuto scrivere un manuale intitolato: “Come gorgheggiar con la bocca perennemente storta e far comunque impazzire le ragazze”. Ok, oggi probabilmente gli riderebbero dietro, ma negli anni ’80 Billy era l’archetipo del bad boy, il ragazzaccio ribelle. E funzionava! Non era però solo quello: dietro l’estetica e l’apparenza, che assunsero grande importanza proprio in quel periodo, c’era anche il talento. “Eyes without a face” è una ballad dignitosissima, delicata ed evocativa: chiudete gli occhi e lasciate che le sue note vi riportino nel 1984.

Culture Club – Do you really want to hurt me (1982)

L’estetica e l’apparenza, dicevamo. E chi meglio di Boy George, quando si tratta di immagine? L’ambiguo frontman dei Culture Club ci ha costruito un’intera carriera. Anche qui, però, è a mio avvio necessario fare un distinguo: il famigerato “culto dell’immagine” degli anni ’80 non nasce dal nulla. La gente usciva da un periodo piuttosto pesante, gli anni ’70, e voleva semplicemente giocare, evadere, divertirsi (“Girls just wanna have fun”, cantava Cindy Lauper). Pura joie de vivre, come un soldato che torna dalla guerra e vuol far festa scherzando, bevendo e tirando su il gonnellino di qualche bella fanciulla. Non c’erano malizia o secondi fini, almeno all’inizio; l’idea originale si è però deteriorata col tempo, e alla fine del decennio quella giocosità innocente (da adolescenti birboni, mi verrebbe da dire) aveva già assunto altre, ben più confuse, forme.

David Lee Roth – California girls (1985)

…A proposito del soldato che vuol tirar su il gonnellino di qualche bella fanciulla, ahah. Video leggendario: date un occhio ai colori, gli occhialoni, i vestiti e – vabbè, le modelle, ok. Questa è roba che mette sana allegria: di malvagio, immorale o antifemminista non c’è niente. Uh, il brano è una cover del singolo omonimo dei Beach Boys datato 1965.

Double – Captain of her heart (1986)

Iniziamo ora a citare brani che hanno letteralmente spaccato, incisi tuttavia da cantanti che pochissimi rammentano. Gli anni ’80, infatti, sono celebri per la quantità sterminata di artisti dai nomi impossibili che han piazzato UN singolo memorabile e poi boh-chi-li ha-visti-più. “Captain of her heart” dei Double, ad esempio, è un pezzo clamorosamente suggestivo, intriso fino alle ossa di anniottantismo. Cliccate play ed ascoltatelo: è uno di quei pezzi che lo senti e dici “ah, ma sì, che figata, me lo ricordo, ma che blogger fantastico che è questo qua, mi tira fuori ‘ste chicche pazzesche!”.

Mr. Mister – Broken wings (1985)

No, cioè, voglio dire. Come fa uno a chiamarsi “Mr. Mister”? Diobono, gli anni ’80 pullulavano di fantastici psicolabili, altro che Lady Gaga (Lady Lady, fosse stata famosa nel 1983). Eppure “Sig. Signore”, al netto delle folkloristiche giacche con le spalline ed i ciuffi aerodinamici, piazza un brano stupendo, pulito, che nella mia classifica personale piglia voti altissimi pure a trent’anni di distanza. Applausi, prego.

Glenn Frey – The heat is on (1984)

L’associazione “The heat is on = Axel Foley” (Eddie Murphy in “Beverly Hills Cop”) scatta in automatico anche senza vedere le immagini. Dico davvero. Pezzo di grande vitalità, che ispira buonumore e che rispecchia perfettamente le atmosfere anni ’80 (in cui non ci si prendeva sempre così sul serio).

Nik Kershaw – The riddle (1984)

Mi sa che nemmeno Nik ed il regista sapevano cosa dire davvero con ‘sto video. Ma fa niente, gli anni ’80 erano anche questo: giocosità non-sense alla massima potenza. “The Riddle” è stato uno dei successi più grandi dell’epoca, e ciò è sufficiente.

Bananarama – Venus (1986)

Pazze scatenate, le Bananarama. Il video è un delirio artistico di rara fattura, ma – vale la pena sottolinearlo di nuovo – sempre divertente ed ironico. Gli anni ’80, come ho già detto in passato, sono stati presumibilmente il decennio migliore per essere bambini: un periodo di grandi cambiamenti e di grandi contrasti, certo, ma vissuti con uno spirito molto meno opprimente e molto più variopinto rispetto ad oggi.

Duran Duran – Save a prayer (1982)

Concludo questa prima puntata della rubrica con un classico: “Save a prayer” dei Duran Duran, vero e proprio manifesto del filone new romantic. Un pezzo epico: ha trent’anni e musicalmente non li sente affatto, funziona ancora perfettamente. Ah, è interessante notare come negli anni ‘80 il concetto di “glamour” spesso si riallacciasse a quello di “ambiente”. Ricordate? Era il periodo del risveglio delle coscienze ecologiche, dell’Amazzonia da proteggere, degli indios, della piccola bianca Sibert. Nel video, Simon LeBon & Soci figheggiano da par loro accanto a una quintalata di pargoli colored che corrono su bianche spiagge incontaminate… e poi i tramonti, le onde, le capanne, i pescatori: tutto concorre a creare l’idea che “essere fighi sì, ma rispettando la natura”. Anche questo è anni ’80.

Ce l’ho qui la brioche (ciao, Zuzzurro)

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E’ morto Zuzzurro. Quello di Zuzzurro & Gaspare, sì. Il commissario del Drive In anni ’80, coi capelli perennemente scombinati e l’impermeabile sgualcito.

Guardo la sua foto, una foto di quei complessi ma anche magici e in ogni caso irripetibili anni, e mi rendo conto che non so cosa dire.

(di fronte alla morte, in effetti, cosa c’è da dire?)

Con Zuzzurro ci sono cresciuto. Tutti noi, in un modo o nell’altro, ci siamo cresciuti. “Ce l’ho qui la brioche!”, dichiarava convinto durante i suoi più famosi sketch, e il pubblico rideva. Tutti noi, in un modo o nell’altro, ridevamo.

Mh.

Non sono bravo a scrivere epitaffi. Però Zuzzurro non c’è più, e non posso fare a meno di pensare che un’altra piccola parte di me – una parte minuscola, forse infinitesimale, ma comunque essenziale per definire il mondo in cui vivo e, di riflesso, ciò che io sono – probabilmente se ne va con lui. Per sempre.

Non è la prima volta che accade. Ed accadrà sempre più spesso, temo.

Whitney Houston. Mike Bongiorno. Massimo Troisi. Arnold. Boss Hogg di Hazzard. Ferruccio Amendola, la voce di Rocky. Macho Man Randy Savage. Michael Jackson. E molti altri ch’erano parte integrante della cultura di quando sono nato. A poco a poco se ne vanno tutti. Lentamente, magari… ma lo fanno. Pian piano l’universo che conosco (che amo?) si sgretola, scompare, diviene storia, sostituito dal futuro che avanza a spallate, bramoso di diventare presente, un presente che presto – troppo presto, a volte – diviene passato.

(ogni giorno mi è più chiaro ciò che provano certi anziani: anacronismi viventi, non in grado di assimilare nuove evoluzioni, la memoria immersa nei ricordi di un tempo ormai svanito)

Panta Rèi: tutto scorre. Nulla rimane uguale. Eraclito c’aveva visto giusto. Fortunatamente giusto, per chi nella vita ottiene un’altra occasione. Dolorosamente giusto, per chi invece perde un amico.

Ciao, Zuzzurro. Ora la puoi mangiare, quella brioche.

Video musicali vintage: una meravigliosa ed eccentrica lista

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Per vintage intendo anni ’70 / ’80, mica quelli col Quartetto Cetra o i pornosoft della belle époque. In realtà la mia intenzione originale era quella di inserire i videoclip più sexy che ricordo (così, giusto per rammentare a tutti che sono e rimango blogger irriverente)… poi però mi sono imbattuto in alcune perle di comicità più-o-meno involontaria e non ho saputo resistere. Tanto la Top 10 dei Video Ingrifanti per Suinidi Incalliti posso sempre proporla un altro giorno, no?

(piccolo assaggio per i più impazienti: “Playmate of the Year” degli Zebrahead. Ma ora, via con la lista)

Blondie – The tide is high = Il brano si intitola “la marea è alta”, nel video certi buzzurri sono in fila di fronte ad un palazzo, il testo parla di fidanzamenti e vero amore. Ci siete fin qui? Bene. Sapete dirmi cosa cavolo ci fa lì Darth Vader? Compare davvero! E pure la Morte Nera! E c’è perfino il colpo di scena finale (con Darth Vader che non è il vero Vader, ehm, per non pagare un botto di soldi a George Lucas & Soci).

Sylvester – You make me feel (mighty real) = Secondo me è bellissimo tutto il video, non solo l’abbigliamento “very girly” di Sylvester.

P.h.D. – I won’t let you down = Lui asfissiante antesignano degli stalker, lei elegante quanto una maitresse cecoslovacca. Lui fa la fine che si merita. E lei pure, considerando con chi va via.

Alison Moyet – Invisible = C’è un party molto anni ’80, con la gente coi maglioncini anni ‘80 che puccia gli improponibili ciuffi anni ‘80 nel ponch analcolico anni ‘80. All’improvviso, il dramma: lui non se la fila di pezza, quindi lei s’adombra. Fin qui ok, ma perché lei si chiude nel ripostiglio per cantare? E quel microfono che *pop!* appare all’improvviso, cioè, da dove spunta?

Kate Bush – Running up that hill = Sonorità tra le più caratteristiche del periodo; video suggestivo coi due protagonisti che si dimenano, si strusciano e volteggiano come Nureyev sotto acidi. Poi arrivano i tizi mascherati come i protagonisti (!) e la follìa prevale.

Earth Wind & Fire – Let me talk = un po’ come guardare uno show di tre ore condotto da Pupo dopo aver mangiato pesante: un gran casino con allucinazioni e incubi assicurati.

S.O.S Band – Take your time = Il pirla vestito da pirata con la giacca verde. Lo vedete? Si muove come uno di quei pupazzi spiritosissimi che si mettono sul cruscotto dell’auto per mostrare che anche chi guida è spiritosissimo. Ahò, io lo voglio come soprammobile. Chi me lo regala?

Doctor & The Medics – Spirit in the sky = Cosa fa il cantante con quella scala? Dove va? Ma soprattutto, perchè si è conciato da Farinelli Voce Regina versione Metal? Memorabile il momento in cui sale su per un palazzo con una corda in perfetto stile “telefilm di Batman anni ’60” (e tutti sbucano dalle finestre senza motivo) (no, il motivo c’è: è un video anni ’80. Come spiegazione basta ed avanza)

Simple Minds – Alive and kicking = Quella della star anni ’80, diciamocelo, era ‘na vitaccia: bisognava sembrare strafighissimi e supertrendy, sì, ma anche romantici e con l’animo del filosofo. C’erano quindi fior di band che, per mostrare quant’eran toste ed in sintonia con la natura, si mettevano a cantare accanto a una cascata. O vicine ad uno strapiombo. Con le chitarre elettriche costosissime,le batterie pesanti mezza tonnellata, le comode giacche a frange di pelle, gli orecchini tipo lampadario di nonna ed i primi piani pieni di sguardi penetranti stile “ammazza quanto so’ figo però oddio sono in cima a ‘na rupe aaah salvatemi me la faccio sotto aiuto”.

Super Ospite Speciale, ovvero il video più assurdamente inquietante degli ultimi trent’anni: Crispin Glover – Clowny clown clown = Vi siete mai chiesti come mai George McFly (il celebre papà di Marty McFly) non compaia in Ritorno al Futuro parte seconda? Personalmente temo che la troupe del film, dopo aver visto ‘sto assurdo video, sia rimasta shockata e non abbia voluto più saperne di lui. Vi consiglio caldamente di guardarlo: sembra ‘na puntata di Twin Peaks miscelata col delirio febbrile di uno sceneggiatore Mediaset.

Le soddisfazioni di un trasloco

Se non mi vedete più scrivere, c’è un motivo: sono nel bel mezzo di un trasloco. Avvenimento-cardine nella vita di una persona:  nuova casa, nuove conoscenze, nuovi progetti e via dicendo. Con tutto ciò che ne consegue, certo, comprese le vecchie massime tipo “Chi lascia la strada vecchia per la nuova bla bla bla”.

(per chi se lo stesse chiedendo, dubito proseguirò l’esperienza nel mondo del giornalismo/professional blogging: oltre a non portare da nessuna parte, è una via piena di fanatici e di profittatori)

(chissà, magari un giorno vi racconterò quel che so)

Tornando al trasloco, la cosa interessante è che da armadi e cantine spuntano fuori oggetti di ogni genere. Roba vecchia, di una vita fa, rimasta nascosta negli angoli della memoria per anni e che risalta fuori senza preavviso, spingendoci dritti nel vorticoso abisso della nostalgia. Volete un esempio?

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Tòh, guardate chi c’è, Sirio il Dragone dei Cavalieri dello Zodiaco. All’inizio degli anni ’90 pupazzi come questo si trovavano in tutte le cartolerie. Costavano circa 30 mila lire, imballati in variopinte scatole; la peculiarità di questi giocattoli era di avere le armature in vero metallo. Complicatissimo giocarci (i pezzi si sganciavano ogni tre secondi), ma assai soddisfacente ammirarli dopo vent’anni e notare che non hanno neanche un graffio.

P.S. = rovistando in giro ho trovato altra roba meravigliosa – la Palla musicale di Italia ’90, gli albi de La Storia Ancestrale, gli Exogini, gli Sgorbions, i RaccontaStorie, l’album di figurine di WWF Superstars. Da piccolo, è innegabile, mi sono divertito un sacco.

Film anni ’80: dieci musiche da pelle d’oca

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Quando si parla dei film anni ’80, e più precisamente delle musiche dei film anni ’80, son bravi tutti a citare Ritorno al futuro, Indiana Jones, Nove settimane e mezzo, E.T., Rocky e Rambo: si tratta di brani monumentali. Ma durante quell’irripetibile decennio c’è stata una vera e propria pioggia di memorabili melodie da cinema. Eccone alcune:

(siete pronti? “Super Momento Nostalgia” in arrivo)

The Hitcher – finale / titoli di coda (Mark Isham)

Uno dei film più inquietanti degli anni ’80. Se non lo conoscete, guardatelo: merita davvero, e inoltre trasuda anniottantismo da ogni fotogramma. Ogni volta che vedo la scena finale (col protagonista che fa fuori Rutger Hauer e poi, sfinito, si appoggia all’auto) e sento questa musica, rimango in silenzio a pensare a ciò che hanno rappresentato per me quegli anni – no, non nel senso che volevo far fuori la gente.

Ladyhawke – sigla iniziale

Grandissimo tema musicale per una grandissima fiaba medievale. Brano che va ascoltato per intero: ogni secondo è pura magia.

Conan il Barbaro – Anvil of Crom (Basil Poledouris)

Mitica e potente quanto il personaggio interpretato da Schwarzenegger.

1997 Fuga da new York – original theme

Ha segnato un’epoca. Ipnotica.

Voglia di vincere – Win in the end (Mark Safan)

Questa viene citata molto di rado, ma rispecchia perfettamente le sonorità dell’epoca. A me piace molto. E il film, pur essendo una ragazzata all’americana, è assai gradevole.

La Storia Infinita – main theme (Limahl)

Questa invece viene citata fin troppo spesso, ma non potevo esimermi dall’inserirla: 1) perché è stata la colonna sonora di milioni di ragazzini e 2) perché anch’io avrei voluto un Fortunadrago come amico. P.S. = Le capigliature! Le capigliature!

Flashdance – what a feeling (Irene Cara)

Lei + una sedia + una corda + un secchio d’acqua. Nient’altro da aggiungere.

Karate Kid – You’re the best (Joe Esposito)

Dà la carica. Uh, se dà la carica. E il maestro Miyagi è un mito per tutti noi.

Gremlins – main theme

Quando i mostri mettevano paura, ma facevano anche ridere. Avete notato? C’era un’ironia tutta particolare che permeava quegli anni, e che ora non esiste più.

Ghostbusters – Main theme (Ray Parker Jr)

Altro esempio di come l’ironia e la “giocosità” anni ’80 raggiungesse vette oggi inaccessibili: quando alcuni affermano che si è trattato del decennio migliore per essere bambini, si riferiscono anche a cose come queste…

11 – Fuori concorso : Labyrinth – Dance Magic Dance (David Bowie)

… O a cose come Labyrinth, ovviamente. E’ musica d’annata: se non vi scendono i lacrimoni risentendola (e rivedendo Bowie in mezzo a tutti quei goblin), non siete vissuti negli anni ’80.

10 canzoni strampalate della mia infanzia anni ’80

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Stanotte non riuscivo a prender sonno. Troppo caldo, troppa afa. Allora mi son messo a cercare su Youtube le canzoni della mia infanzia. Così, per passare il tempo.

(immaginatevi quindi un pazzo che alle tre e mezza del mattino, mentre il resto del mondo dormiva, saltava dalla sigla di Bim Bum Bam con Paolo Bonolis versione Superman a No Tengo Dinero dei Righeira)

Ad un tratto mi sono imbattuto in una vecchia canzone di Francesco Salvi, roba di quand’ero alle elementari. Son rimasto assolutamente immobile per alcuni secondi, poi un pensiero s’è fatto strada tra le mie disastrate sinapsi: “Diobono, Salvi a Sanremo, non me lo ricordavo per niente. Chissà cos’altro non ricordo. Tipo, non so, quali sono le canzoni anni ’80 più astruse che m’è capitato di ascoltare da piccolo?

Il post, in pratica, da quel momento s’è scritto da sé. Buona lettura.

“C’è da spostare una macchina! E’ un diesel!” – Francesco Salvi (1988)

Non so quanti di voi se lo rammentino. Posso però assicurarvi che la frase “Quella macchina qua / devi metterla laaaaà!” è diventata un tormentone cla-mo-ro-so. Dotato d’un umorismo sui generis, Salvi in quel periodo andava per la maggiore: invitato più volte a Sanremo (!), ha regalato all’Italia perle indimenticabili quali “Esatto!”, “A!” e “Statento!”.

“Ulula” – Giorgio Faletti (1991)

Nota 1: Thriller di Michael Jackson, con gli zombi e i licantropi, ha influenzato pesantemente tutto il decennio successivo. Nota 2: nel 1985 al cinema era uscito “Voglia di vincere” con un Micheal J. Fox lupo mannaro teenager. Nota 3: Faletti stava trasformandosi pian piano da “semplice” comico di Drive In a personaggio poliedrico, prima giocando con brani comici (come “Ulula”, appunto) e poi stupendo tutti quando a Sanremo nel ’94 presentò Minchia Signor Tenente.

“Disco bambina” – Heather Parisi (1979)

“Disco disco dove io / sono veramente io / è fantastico, super fantastico”. Nient’altro da aggiungere. Anzi, una cosa c’è: nel repertorio heatherparisesco, più famosa di Disco Bambina c’è soltanto “Cicale” (per cui la quale, cicale cicale cicale / e la formica, che invece non ci cale mica).

“R.O.B.O.T.” – David Zed / Mr. Zed (1981)

Il robot  umano sdoganato dalla Carrà. Un genio. Talmente bravo da lasciar alcune persone nel dubbio: “Ma è realmente un robot?”

“Fiky Fiky” – Gianni Drudi (1988)

Pietra miliare. Probabilmente il brano più noto del personaggio più leggendario del programma più fenomenale degli ultimi vent’anni, Mai Dire Tv. Un coloratissimo inno alla, ehm, spensieratezza universale: “la voglia che sale / nel pensier di leccare / di mangiar di pensare / di succhiare un bel mango / staccalo dai!” Pura poesia.

“Cacao Meravigliao” – Indietro Tutta (1987)

Nato come parodia dei messaggi promozionali e degli sponsor televisivi, il (finto) prodotto reclamizzato da Arbore e Soci divenne talmente famoso che la gente – non capendo la gag – cercava questo squisito caffè brasileiro nei supermercati.

“Chi chi chi co co co” – Pippo Franco (1983)

Trent’anni prima del fetido Pulcino Pio, Pippo Franco parlava già di galli e galline. Un plauso alla mirabolante coreografia.

“Rosvita” – Sigla Baby Show Junior Tv (1987)

Molti della mia generazione la tengono chiusa in un cassetto segreto del cuore. Bei tempi.

Sigla Telegattone – Superclassifica Show (dal 1977 al 1995)

La video sigla cartoonosa funzionava a meraviglia. Espressione d’una Mediaset che ancora era Fininvest e sapeva come intrattenere.

“Dur dur d’etre bebe” – Jordy (1992)

In una ipotetica scala dell’odiosità da 1 a 10, il bimbo Jordy (oh la là beeebe) per me rappresenta un 11.

Fuori concorso: “Chocolate salty balls” – Chef di South Park, (1998)

Dicembre 1998. Nelle classifiche musicali britanniche imperversano le Spice Girls. Poi, d’improvviso… il miracolo. Un nuovo cartone, di gran lunga più scabroso dei già criticati Simpson, impatta sulla società occidentale: si tratta di South Park, i cui primi episodi vengono trasmessi nel ’97. Il personaggio di Chef, doppiato dal cantante Isaac Hayes, piazza una hit che detronizza le Spice e mette a soqquadro le chart inglesi. E’ l’inizio ufficiale della South Park mania globale.